Polonia, 1962. Anna è una giovane orfana cresciuta tra le mura del convento dove sta per farsi suora: poco prima di prendere i voti apprende di avere una parente ancora in vita, Wanda, la sorella di sua madre. L’incontro tra le due donne segna l’inizio di un viaggio alla scoperta l’una dell’altra, ma anche dei segreti del loro passato. Anna scopre infatti di essere ebrea: il suo vero nome è Ida, e la rivelazione sulle sue origini la spinge a cercare le proprie radici e ad affrontare la verità sulla sua famiglia, insieme alla zia. All’ apparenza diversissime, Ida e Wanda impareranno a conoscersi e forse a comprendersi: alla fine del viaggio, Ida si troverà a scegliere tra la religione che l’ha salvata durante l’occupazione nazista e la sua ritrovata identità nel mondo al di fuori del convento.
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La rivelazione che con altri registi avrebbe potuto dare il via a un qualche melodramma dalle assonanze ottocentesche, è raccontata da Pawlikowski con un'economia di mezzi e di effetti ammirevole ed emozionante(...).Con un salto stilistico radicale(...)Pawlikowski inquadra le sue due protagoniste dentro a immagini di una bellezza classica, perfettamente equilibrate nell'insolito formato "quadrato" che si usava negli anni '40 (1:1,33), elegante ma anche freddo e glaciale nella compostezza di un bianco e nero che usa tutti i possibili toni del grigio. E soprattutto di un rigore formale che sembra solo di facciata e dà l'impressione di essere sempre sul punto di sgretolarsi.
Tratto da Corriere della Sera