Una donna sposata, un uomo celibe, un cane che parla e sogna come in un romanzo di Jack London, un gentiluomo inglese, un bateau, i libri schiusi, le stagioni che passano, le parole che non hanno più voce, la campagna, la città, il cinema in televisione, la natura, la finzione, la metafora, un film che finisce, un altro che comincia.
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(…) nel cinema l’inconscio collettivo esiste davvero. E anche se non esiste Godard ce lo rovescia addosso in questo film che è anche la riflessione di un maestro giunto sull’estremo limite della vita. Oscura e abbagliante, personalissima e struggente. Prendere o lasciare.
Tratto da Il Messaggero