L’anziano Seligman uscito per fare la spesa in una giornata nevosa, trova a terra il corpo insanguinato di una donna, Joe. La porta nel suo appartamento e la soccorre. Qui Joe gli rivela di essere una ninfomane. Se vuole può raccontargli la sua vita ma sarà una lunga narrazione che prende le mosse dai libri di anatomia del padre medico per poi passare alle competizioni con una coetanea a chi ha più rapporti nel corso di un viaggio in treno. Ma è solo l’inizio.
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(...)Il problema è che il film è raffinatamente filosofico, più che Sade ricorda il salotto di Madame Geoffin in amabile conversazione con Diderot e l'abate Galiani, dentro una stanzetta spoglia con su una parete una Madonna, icona tipo il Tarkoskiano Andrej Rublev.(...)Nymphomaniac è l'ultima parte della trilogia larsiana detta della Depressione, dopo Antichrist e Melancholia, e il regista ancora una volta sfrena la sua misoginia, con poesia, sarcasmo, tenerezza, presa in giro, violenza, disagio, scherno.
Tratto da repubblica.it