Critica
A. Poltronieri
Un film-sfida che torna su temi affrontati sin troppe volte dal cinema americano degli ultimi anni, a partire da quello dell'uomo che lotta per la sopravvivenza in un ambiente a lui ostile. Un esempio su tutti, il recente "Gravity" (...) se il film di Cuaron puntava tutto su una messa in scena dalla portata formalmente "rivoluzionaria" (...) Chandor, anche sceneggiatore, opta invece per una narrazione volutamente scarna e minimalista, in cui lo spettatore non sa nulla sul protagonista (...) un minimalismo della sceneggiatura che esalta l'identificazione con il protagonista. (...) Di lodevole sobrietà e vibrante commozione anche le musiche (mai invadenti) di Alex Ebert, leader degli Edward Sharpe and The Magnetic Zeros.
Tratto da ondacinema.it
«Pellicola diversissima da ogni altra da lui mai interpretata o diretta, Redford si muove da mostro sacro: interpreta la disperazione e la tenacia con antica maestria, si affaccia sull'orlo dell'abisso con la calma sapiente dell'anziano e fascinoso lupo di mare. (...) All is lost è una sorta di vortice blu in cui lo spettatore si trova sballottato verso il precipizio delle Marianne
»
«All is lost è un mare cangiantedi suggestioni impresse sul volto muto di R. Redford:unico essere umano sulla scena cinematograficamente aliena immaginata da J. C. Chandor. Il protagonista l’ha definto un film “esistenzialista” (...) un’idea folle sulle carta, affidata a una destabilizzante sceneggiatura di 31 pagine. Di media per un lungometraggio sono un centinaio, per convenzione ognuna corrisponde a un minuto di durata.»
«C'è la tempra (eroica) di Redford. Finalmente vecchio. E solo: C'è una bella differenza fra solo e solitario:ecco, stavolta il nostro eroe libero e selvaggio non sa cosa darebbe per incontrare qualcuo:pure un repubblicano del Tea Party. (...) Sebbene Redford ci abbia messo la toppa, lo yacht (...) sta affondando con tutte le sue dotazioni. Il naufrago trasloca sul canotto di alvataggio (...) ma prima di lasciare la sua barca, approfitta di quel che resta del bagno per farsi la barba. In gergo nautico si chiama shipshape:marinai e imbarcazioni devono essere in ordine. Qui c'è anche un po d'ironia sull'utilità dei gesti inutili.»
P. ZauttiniIl Venerdì di Repubblica