Guillaume, fin da bambino, viene considerato da tutti omosessuale. La sua battaglia contro tutti, e in particolare contro sua madre, dura circa trent’anni, finché incontra quella che diventerà la seconda donna più importante della sua vita, dopo la genitrice. È tempo di un “coming out eterosessuale”.
Tutto sua madre è un travolgente ribaltamento di parole, opere e omissioni, dismissione di maschere goffmaniane accarezzate e lungamente indossate e, infine, elogio della libertà, contro il conformismo, anche quello al contrario del “gay è bello”, se non “gay è meglio”. Non politically correct con i tempi che corrono, ma esistenzialmente – e vitalmente – ineccepibile, con una sceneggiatura di derivazione teatrale che non ne sbaglia una, e frulla Wes Anderson e Ferreri, nonché Almodovar e tanti altri con il sorriso sulle labbra, la mente e il cuore.
Tratto da cinematografo.it