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tim loc
Note
Premio Lumiere: Miglior Film, Miglior Regia - Oscar 2015: candidato come Miglior Film Straniero - Cannes 2015: In concorso per il premio della Giuria Ecumenica

Scheda e sinossi

Timbuktù di Abderrahmane Sissako
Drammatico — 97' (Francia, mauritania, 2014)
Con Ibrahim Ahmed (Pino Desperado) - Toulou Kiki - Abel Jafri - Fatoumata Diawara - Hichem Yacoubi

Non lontano da Timbuktu, occupata dai fondamentalisti religiosi, in una tenda tra le dune sabbiose vive Kidane, in pace con la moglie Satima, la figlia Toya e il dodicenne Issan, il giovanissimo guardiano della loro mandria di buoi. In paese le persone soffrono sottomesse al regime di terrore imposto dai jihadisti determinati a controllare le loro vite. Musica, risate, sigarette e addirittura il calcio, sono stati vietati. Le donne sono state obbligate a mettere il velo ma conservano la propria dignità. Ogni giorno una nuova corte improvvisata emette tragiche e assurde sentenze. Kidane e la sua famiglia riescono inizialmente a sottrarsi al caos che incombe su Timbuktu. Ma il loro destino muta improvvisamente quando Kidane uccide accidentalmente Amadou, il pastore che aveva massacrato “Gps”, il bue della mandria a cui erano più affezionati. Kidane sa che dovrà affrontare la corte e la nuova legge che hanno portato gli invasori.

trovacinema.repubblica.it

Trailer

Timbuktù è stato proiettato nelle seguenti sale: ABC, Sala Farina, Il Piccolo Cinema.

Critica

«Nel suo “Timbuktu” candidato all’Oscar per il film straniero (...) non c’è una carta per terra, niente bambini per i vicoli, nessuno degli affanni della vita quotidiana (...). Il tempo si è come fermato in un film poetico che racconta un assedio e la resistenza pacifica di una comunità.»
L. Putti
«Timbuktu è un atto di resistenza e di vendetta perchè asserisce il potere del secolarismo non come ideologia ma piuttosto una assoluta certezza. In questo senso fà un po “Charlie Hebdo” ma la sensibilità di Sissako è più gentile, il suo impulso satirico meno scabroso e la sua immaginazione più ampiadi quella dei fumettisti del noto magazine.»
A. O. Scott
nytimes.com

Pubblico

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