Will Wilder (Moritz Bleibtreu) è depresso perché sembra che la sua famiglia e gli amici si siano dimenticati del suo 40° compleanno. Ora, poi, lo credono tutti morto dato che la sua macchina appena rubata è stata ritrovata dopo un terribile incidente. Will decide così di realizzare un suo vecchio desiderio e va al proprio funerale, per scoprire cosa pensano veramente i suoi cari di lui. Con la complicità del suo migliore amico Rad (Danny Pudi), un ristoratore indiano, si traveste e diventa Vijay Singh, un distinto e galante Sikh, completo di barba e turbante. Incredibilmente la moglie di Will, (Julia Patricia Arquette), comincia a provare un certo interesse per l’affascinante straniero Vijay e Will, protetto dal suo stesso travestimento, in pochissimo tempo si trova a corteggiare la propria vedova! Nei panni di Vijay, Will inizierà a conoscere delle verità imbarazzanti su di sé e si troverà a confrontarsi con un solo problema: Vijay gli piace molto di più di quanto si sia mai piaciuto quando era Will. E così sta succedendo a tutti gli altri!
“IO è un altro” scriveva Rimbaud(...)significa non essere ciò che la famiglia e la società si aspettano. È il rifiuto del già detto e del già visto. Vijay è l’occasione per Will per non essere più quello che a cui tutti erano abituati(...). Un film “malincomico”, si potrebbe dire, rubando una definizione coniata per un certo tipo di cinema italiano, e che ben si addice al lavoro di Garbarski. Anche se siamo a New York, il suo cinema rimane di tipo europeo. Il suo protagonista si chiama William Wilder, un chiaro omaggio a Billy Wilder e a tutti gli artisti tedeschi che partirono per l’America negli anni Trenta e Quaranta. A cui Garbarski, idealmente e affettivamente, si sente vicino.
Tratto da oggialcinema.net