Quando c’era Berlinguer non è una biografia completa, non è compito di un film. E’ il racconto del modo in cui l’opera di Berlinguer è stata vissuta da un ragazzo di allora che non veniva da una famiglia comunista ma che guardava con grande interesse e suggestione al lavoro coraggioso di un uomo che guidava un Partito Comunista verso approdi inimmaginabili in termini di novità politiche e culturali e di consenso popolare. E’il racconto della solitudine di Berlinguer e dei suoi successi, in una chiave narrativa che ha cercato di saldare i ricordi personali dell’autore con i ricordi dei protagonisti del tempo.
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Veltroni ha firmato un gioiello di 110 minuti evitando la retorica, e non era scontato. Il regista, benché esordiente, convince più del politico: Quando c’era Berlinguer è la sua cosa più ispirata assieme al libro Il disco del mondo. Qualcuno la riterrà un’opera troppo indulgente, lamentando per esempio l’assenza di un riferimento alla benevolenza con cui il leader plaudì gli “eroici combattenti di Cambogia e Vietnam” e dimenticò le atrocità degli khmer rossi.
Tratto da Il Fatto Quotidiano