Un attore impersona un maestro che dà lezioni di italiano ad una classe di stranieri che mettono in scena se stessi. Sono extracomunitari che vogliono imparare l’italiano, per avere il permesso di soggiorno, per integrarsi, per vivere in Italia. Arrivano da diversi luoghi del mondo e ciascuno porta in classe il proprio mondo. Ma durante le riprese accade un fatto per cui la realtà prende il sopravvento. Il regista dà lo ‘stop’, ma l’intera troupe entra in campo: ora tutti diventano attori di un’unica vera storia, in un unico film di ‘vera finzione’.
Vuole essere un’intrusione meta-cinematografica nelle strutture della fabula, laddove realtà e finzione si intrecciano (...). L'idea è emersa poche settimane prima dell’inizio delle riprese: parte dei 17 ragazzi, non hanno i documenti in regola per lavorare nel film. Da qui l’idea di introdurre la variabile umana all'interno del film stesso, interrompendo il flusso narrativo classico, invadendo lo spazio profilmico con telecamere, pause e (...) cambiando il registro dei dialoghi.
Tratto da mediacritica.it