Finis Terrae. Leuca, il confine. Una famiglia che sta per perdere tutto. Quattro donne diverse tra loro ma legate in modo indissolubile alla natura e ai luoghi che amano più di qualsiasi altra cosa. La loro casa, la terra alla quale appartengono. La crisi economica sembra distruggere tutto, compresi i legami. Ma loro non ci stanno. C’è un modo per contrastare tutto ciò. C’è da guardare davvero a ciò che si possiede. I beni dei quali, a volte, il mondo si dimentica. Per sentirsi “in grazia di Dio”.
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L'antropologia culturale meridiana cara a E. De Martino, (...)resta l'orizzonte dell'elegia di questo autore alle soglie dei cinquanta.(...) i modelli? Diremmo Ermanno Olmi e Abbas Kiarostami, ovvero il cinema delle pause, degli sguardi, delle immagini nitide e delle parole autentiche. Ma la vera notizia è la fine dell'energia espansiva della pizzica o taranta che proprio Winspeare, una sorta di giovane Zorba il Salentino, contribuì a lanciare quasi vent'anni fa.
Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno