In un luogo a tre ore da Addis Abeba, una ragazza quattordicenne mentre torna a casa da scuola, viene picchiata e rapita da alcuni uomini a cavallo. La coraggiosa Hirut afferra un fucile e cerca di scappare, ma finisce per sparare all’aspirante marito. Nel suo villaggio, la pratica del sequestro allo scopo del matrimonio è comune ed è una delle tradizioni più antiche dell’Etiopia. Meaza Ashenafi, un giovane e tenace avvocato, arriva dalla città per difendere Hirut e sostenere che lei ha agito per legittima difesa. Meaza si mette coraggiosamente in rotta di collisione con l’autorità civile e il rispetto del diritto consuetudinario, per salvare la vita di Hirut.
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Militante, finanziato dal basso (crowfunding, fondazioni private e ONG) e, alla fine, sostenuto e promosso da Angelina Jolie, il film è costruito per parlare a tutto il mond, ma on ha quel sapore artificioso (e velatamente neocoloniale che affligge molte operazioni analoghe in Occidente. Grazie al forte radicamento locale (...) e nonostante la fortemente voluta, e forse necessaria, esemplarità il film riesce autentico e convincente, forte abbastanza per non nascondere alcune ombre (...).
Tratto da la Repubblica - Tutto Milano