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anita b locandina

Scheda e sinossi

Anita B. di Roberto Faenza
Storico — 88' (Good Films)
Con Eline Powell - Robert Sheehan - Antonio Cupo - Nico Mirallegro - Andrea Osvart

Origini ungheresi, sedici anni e un’esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz: Anita, sopravvissuta al campo di concentramento, va dall’unica parente che le è rimasta al mondo sua zia Monika. Giunta a Zvikovez, tra le montagne della Cecoslovacchia, Anita scoprirà una comunità determinata a dare un calcio al passato. Dimenticare è la parola d’ordine tra la gente. Ma ricordare per Anita è invece fonte di consolazione e forza. In casa di Monika vivono anche il marito, suo figlio piccolo e il cognato, il giovane e attraente Eli, con quest’ultimo Anita scoprirà l’amore (…). Giorno dopo giorno, Anita si confronta con una varietà di personaggi ma ad un tratto la ragazza si trova catapultata in una situazione imprevista…

Trailer

Anita B. è stato proiettato nelle seguenti sale: Sala Farina, Cinema Elio, Multisala Roma, DB D’Essai, Supercinema Cicolella, Metropolis Multisala.

Critica

A. Levantesi Kezich

Tratto dal romanzo semiautobiografico “Quanta stella c'è nel cielo” di E. Bruck, che co-firma la sceneggiatura della trasposizione cinematografica di R. Faenza. Per la sua vocazione a trasporre la pagina letteraria sullo schermo, potrebbe essere definito un James Ivory italiano (…). Adeguati gli interpreti, buona l’ambientazione, ma il piglio drammaturgico resta un po’ esangue.

Tratto da La Stampa

«Tragico melò, east side story con amore traverso, in cui Faenza rovista nella storia e nelle storie col filo rosso della costanza della ragione, fin dove arriva.»
M. Porro
Il Corriere della Sera
«Come tornare dalla morte alla vita. Anita B. mette al centro l'importanza di avere una memoria storica. Perché solo ricordando il passato, non negandolo, si può affermare la propria identità. Il film è in un certo senso il seguito di Prendimi l'anima. Lì Sabina, ricoverata in un ospedale psichiatrico di Zurigo riusciva a guarire e a riaffermare la propria identità, qui Anita B., clandestina e priva di documenti (e d'identità), riesce a sopravvivere a ogni tentativo del mondo esterno di annullarla.»
G. Lucchini
cinematografo.it
«Anita B. inizia dove gli altri film di solito finiscono. Con la fine dell’incubo, con la riconquistata libertà, con la salvezza. E già questo è un punto di vista interessante (...). Faenza decide di guardare il mondo con gli occhi di Anita (...) di fare un film in soggettiva. Come la Sabina S. di Prendimi l’anima, anche Anita B. è una giovane donna che lotta contro tutto e tutti per affermare se stessa. Si capisce come Faenza ami Anita. E come si possa amarla anche noi.»
M. Ermisino
oggialcinema.net

Pubblico

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