Origini ungheresi, sedici anni e un’esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz: Anita, sopravvissuta al campo di concentramento, va dall’unica parente che le è rimasta al mondo sua zia Monika. Giunta a Zvikovez, tra le montagne della Cecoslovacchia, Anita scoprirà una comunità determinata a dare un calcio al passato. Dimenticare è la parola d’ordine tra la gente. Ma ricordare per Anita è invece fonte di consolazione e forza. In casa di Monika vivono anche il marito, suo figlio piccolo e il cognato, il giovane e attraente Eli, con quest’ultimo Anita scoprirà l’amore (…). Giorno dopo giorno, Anita si confronta con una varietà di personaggi ma ad un tratto la ragazza si trova catapultata in una situazione imprevista…
Tratto dal romanzo semiautobiografico “Quanta stella c'è nel cielo” di E. Bruck, che co-firma la sceneggiatura della trasposizione cinematografica di R. Faenza. Per la sua vocazione a trasporre la pagina letteraria sullo schermo, potrebbe essere definito un James Ivory italiano (…). Adeguati gli interpreti, buona l’ambientazione, ma il piglio drammaturgico resta un po’ esangue.
Tratto da La Stampa