Per Giovanni Cuttin tutto è cominciato con un sorso di Marzemino, un vino tipico della provincia di Trento, citato da Lorenzo Da Ponte nel suo libretto per il “Don Giovanni” di Mozart. Nell’ istante in cui assapora quella goccia di nettare, Giovanni avverte una sorta di piacevole e misteriosa esplosione dei sensi, e da quel momento in poi la sua natura si trasforma. In tre soli anni, da timido impiegato di banca e marito fedele diventa direttore, tombeur de femmes e il più riverito e stimato esperto di vino in Italia. Proprio come gli aveva predetto l’enigmatico “Professore” che lo aveva convinto ad assaggiare il suo primo bicchiere di vino. L’unico evento che il “Professore” non gli aveva predetto era che presto sarebbe stato accusato dell’omicidio di sua moglie Adele. Mentre viene messo sotto torchio dal commissario Sanfelice, Giovanni si trova a riflettere sugli ultimi tre anni della sua vita, dominati da un’unica e folle passione: il vino. Per potersi permettere bottiglie di vino sempre più costose ed esclusive, da uomo onesto si è trasformato in un uomo ambizioso e senza scrupoli fino a perdere il suo lavoro in banca e a reinventarsi una vita nel mondo del vino, dove ormai è il numero uno. Possibile che sia anche un assassino?
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Di gran presa anche la cura formale dell'ambientazione: «Abbiamo girato in Trentino, e in diversi luoghi singolari, come il museo Mart di Rovereto, fra opere d'arte contemporanea firmate Cinelli e Pistoletto». Sottili ma indiscutibili i richiami profondi su cui il soggetto fa leva: «Il vino è legato alla nostra cultura identitaria. È parte del DNA nazionale, conosciuto in tutto il mondo. Probabilmente, il fascino del soggetto di Vinodentro , parte anche da questo».
Tratto da Il Giornale