Quattro vite a confronto nella Napoli piena di speranza del 1999 ed in quella paralizzata di oggi. La fatica di diventare adulti attraverso gli occhi di quattro ragazzi napoletani: Fabio ed Enzo, due maschietti dodicenni ancora bambini, e Adele e Silvana, due signorinelle quattordicenni. Quattro sguardi pieni di tristezza, ironia, ingenuità, fragilità, cinismo, paura e bellezza.
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Non c’è buonismo, piuttosto la strenua ricerca delle cose belle “nonostante tutto”. Senza fare di Napoli il carnefice o il capro espiatorio, senza caricare di pelose metafore sociologiche il destino dei quattro, i due registi cambiano passo, scambiando gli sguardi in macchina e il potere alla parola dell’Intervista con la vita nel suo (di)sfarsi e l’azione cinematografica de Le cose belle: una scelta azzeccata, sintomatica, perché oggi chi darebbe voce, microfono e primo piano in macchina a Fabio, Enzo, Adele e Silvana? Appunto, solo chi li aveva già conosciuti e non ha voluto dimenticarli.
Tratto da ilfattoquotidiano.it